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verso le più alte pendici. Ivi contemplavano gli estinti gettati sul lido, ed altri ancora ludibrio delle onde. Scorreano dalle guance loro le lagrime insieme alle stille del mare. Al più misero fra tutti Erostratto sembravano un sogno i suoi incredibili disastri. Egli mosso dallo spasimo del cuore, balzando fra questi aspri macigni, andava in traccia della naufraga compagna. Bramava insieme e temeva di scontrarla. Omai una mortale ambascia occupandogli il cuore, deliberava di gettarsi nelle onde e qual vittima placarle. Ma se gli si offerse la fanciulla prostrata sull’avanzo della nave. Vederla, lanciarsi a lei, stringerla, baciarla, fu un lampo. Quella scolorita, molle, oltraggiata dal pelago tiranno rimanea gelida a quegli impeti affettuosi. Ella serbava le sue forme leggiadre perchè non sommersa, ma spenta dal terrore. Ecco quella poc’anzi delizia degli occhi ora oggetto di pianto!

Intanto i Genitori in Lemno allorchè videro il mare sconvolto, soffrivano una