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afferrò il timone che gli si offerse, e su quello ondeggiando rimase all’arbitrio della fortuna. La fanciulla semiviva per maravigliosa avventura galleggiava in parte della poppa avanzata salva dal naufragio. Un’onda altera come il Caucaso lanciò quel frammento nelle dirupi della spiaggia, ove confitto rimase. Non lungi approdarono a nuoto alquanti nocchieri, i quali per l’aere cielo volgendo invano le pupille afferravano con stanche mani gli scoglj, e le alghe: taluni venivano divelti in quello sforzo da nuove onde e tratti a sommergersi: taluni salivano carpone, e giacevano grondanti sulle rupi. Erostrato fu ivi spinto, e le prime sue voci furono di chiedere all’onde, al cielo, agli scogli la sua Glicistoma. I turbini dissipavano i suoi lamenti.
Apparve intanto l’aurora, verso la quale ognuno rivolse gli occhi atterriti: alla dubbiosa luce scoperta la scena funesta empieva così gli animi di spavento che resi muti da quello, taciti si ritrassero