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pare la estrema: mugge il flutto divoratore, e il tuono sovr’esso rimbomba. Il solo baleno frequente scopre il formidabile aspetto della morte. Una mano tremante mal regge il timone: i nocchieri già nudi si preparano al nuoto. Il pianto, i gemiti si confondevano col vento, col tuono, co’ flutti. Erostrato con intrepida voce confortava gli smarriti naviganti, e stringendo Glicistoma fra le braccia dissimulava il pericolo, promettea già prossima Lemno. Ella oppressa dal terrore, svenuta in quegli amplessi, era in quel punto meno infelice degli altri. Ecco percuote la catena agli scogli: la scossa tremenda annunzia la morte: l’onda scioglie lo sconquassato navilio: errano su quelle tavole, antenne, vele. Taluno implora il cielo, ma il flutto gli chiude le fauci per sempre. Altri a nuoto cerca salvezza, e in breve stanco si sommerge. Glicistoma divelta dalle braccia che in vano la stringevano, fu spinta nel mare: ed Erostrato a nuoto