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augelli a volo, o lepri fuggenti innanzi agli occhi di lei per farseli più benigni. Ella talvolta all’ombra de’ platani cantava ne’ suoi orti gli amori dei Numi, e le imprese degli Eroi. La voce di lei scendeva al cuore per la ingenuità sua: ed Erostrato in udirla prendeva la lira, e quanto concedeano le dita offese, supplendo coll’arte, facea colloquio di armonia. L’aura sospendeva gli aliti suoi, cessavano i garrimenti degli augelli, il silenzio accoglieva così deliziosa gara di suono e di canto. Ma cresceva in cuore del giovane la fiamma a segno che i consueti piaceri non solo gli erano divenuti insipidi, ma il desiderio stesso di fama sofferiva il formidabile predominio di Amore.

Avvenne pertanto che il seguente giorno sedesse Glicistoma nell’atrio intenta a ornare coll’artifizio dell’ago un manto. Una fanciulla a lei grata fra molte le sedeva accanto leggendole un volume. Erostrato veggendola in tale raccogli-