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forse dolenti, a questo scritto, io solco l’Egeo, per condurmi in Olimpia, e farvi, se Giove mi è benigno, sperimenti non indegni delle tue cure. Io ti chieggo mercè, o eccelsa ed amata benefattrice, se ardisco sciogliere per poco i dolci legami della domestica sommissione. Ma una voce imperiosa mi suona in petto, e quasi tiranna di ogni mio pensiero, tutti li rivolge a spingermi fuori dagli ozj delicati e risplendere in qualche virtù. Che se tanto mi saranno propizj gli Dei ch’io ritorni al tuo amato grembo vincitore di Olimpia, spero che per la gioja, la quale ti produrrà la gloria mia, dimenticherai quella tristezza di cui ora ti sono cagione.»
Intanto l’aure seconde increspavano il mare, sulla cui superficie spandea i suoi raggi la nascente luna. Giacea il giovanetto fuggitivo sulla prua tacendo coi sguardi fisi a Lemno. Sorgea nel palagio di Agarista una torre eccelsa, mirando