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lode non che da’ suoi, dalla moltitudine, la quale procurava udirlo singolarmente nelle sue veglie notturne, quando si abbandonava all’estro rapitore. La quale eccellenza in questa arte animandolo a conseguirla in altre, affaticava assiduamente e l’anima, e le membra a renderle migliori. Ma la palestra di Lemno era angusta alle sue brame, le quali aspiravano alla fama di giuochi solenni. Non poteva quindi nascondere quanto egli si dolesse di udire da lontano quelle imprese illustri, e chiedea spesso ad Agarista di tentare in quelle il suo destino. Ella non sofferendo averlo disgiunto, ed anco timida per gli pericoli di que’ cimenti, ben consapevole con quanto ardore il giovanetto li avrebbe intrapresi, ripugnava alle sue instanze. S’interpose anco Panfilo mostrandogli quanto fosse indegna sconoscenza l’affliggere quel seno materno, in cui avea trovato così dolce ricovero nelle sue sciagure. Ma il giovanetto omai evitava il colloquio, e col si-