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che l’officio mio mi costringa a trattarla con acerbe redarguzioni. Tu dunque, o Cleante, sei padre? Ma quali prove ne adduci? Opere da tale non mai. Solo una collana, ov’è inciso un motto ambiguo, le asserzioni de’ tuoi servi incalliti alle verghe, il garrire delle ancelle tue. Oh gravi testimonianze in gravissima causa! E chi è mai costui, il quale nel santuario di Temi invoca ed alza con sì intrepida voce le ragioni di natura, se non quegli che le ha sì maravigliosamente oltraggiate? E certo questa natura ch’egli oggi in mal punto implora non conobbe quando era tempo di osservare le sue sante leggi. Ella non concesse già un dominio arbitrario e tirannico a’ genitori sulla prole: non la posseggono come giuramento; sì dolce autorità deriva da quelle sollecitudini affettuose, con le quali la natura medesima c’inspira di nodrirla, difenderla, educarla, ammaestrarla nella vita civile. Nè l’oggetto di questa disciplina è lo sfogo de’ capricci dell’antenato,