Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
brata la sua fronte quand’egli avesse rivolte orgogliose le pupille al cielo. Per le quali formidabili, benchè oscure sentenze, prevalendo in lui il terrore agli affetti, deliberò evitare così fieri presagi, entro la nebbia de’ quali gli sembrava vaticinarsi che la prole sarebbe per fino parricida. Per la qual cosa quand’essa uscì alla vita la consegnò incontinente ad un servo fidato, e postolo in mare nel porto di Corinto sua patria e soggiorno, gli impose di esporla a quel lido, a cui il vento lo recasse. Avea dedicato il fanciullo vittima a Nettuno, cingendogli al collo una catena d’oro, da cui pendeva la immagine di quel Nume, e il motto «a Te sacro.» Oltre il qual segno la natura avea distinto il parto con una striscia bruna al collo. La traversìa fu varia diversi giorni, errando la nave per le isole dell’Egeo, ma in fine approdò a Lemno con tempesta. Era quella parte dell’isola, siccome alpestre e selvosa, priva di abitatori. La sua spiaggia si incurvava in ampio golfo