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noscesse per padre, prevaleva l’affetto della benigna Agarista. Con riverenti parole chiese pertanto gli fosse conceduto scriverle questo avvenimento. Espose che l’abbandonare senza che lo consentisse così gran benefattrice sarebbe giudicato universalmente un esempio di estrema sconoscenza. Non ripugnò Cleante a tale sospensione. Spedito quindi messaggero a Lemno, fu percossa Agarista dalla improvvisa novella. Non cessava di esclamare appartenere a lei ospite affettuosa il giovane da lei raccolto: acquisto legittimo per le sue cure, per li benefizj suoi rinato, e vivo: e derelitto alle fiere da un genitore snaturato. Quindi ella spedì a Corinto senza indugio uno dei più esperti oratori di Lemno ad impugnare la richiesta di Cleante in solenne giudizio. Questi pur commosso da tale ripugnanza, scelse un difensore delle ragioni paterne. Si eccitò romor grande nella città per tale avventura, e le genti s’intrattenevano nel Foro disputando con