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ro: qui giacque il pastore nell’ardente meriggio: gemè quasi teco a questo placido tuo gorgogliare qualche amante, e n’ebbe conforto nella somiglianza del pianto. Deh calma queste cure ch’io ti reco, e cacciale nello averno donde mi furono sospinte.» A tai lamenti sottentrava la stanchezza del dolore, dal quale oppresso giacea sulle molli erbe sopito. Avea Cleante in officio di magistratura per giustizia condannato a multe pecuniali uno sciaurato di Corinto, giovane dissoluto, audace, perduto di costumi, e di fortune. Ora costui bramoso di vendetta insidiava Cleante, e scelse questo luogo a sfogarla, consapevole di quel suo divoto ritiro. Languiva appunto nel sonno Cleante quando il tristo nemico entrò nella grotta chino, tacito, cauto e riconobbe offerirglisi pronta occasione. Impugnò l’arco, appoggiò la manca ad un tronco per assestare il colpo, e incoccata la freccia già tendeva a vibrarla. Il fato allora trasse