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per essersi lasciati incolti molti campi a motivo delle insopportabili gravezze imposte, e de'ladroneggi de'soldati, che erano quì co'l titolo di proteggere il paese. Tale sciagura per sè grandissima sempre, si provò allora assai maggiore per essere il paese già smunto e smidollato dalle continue estorsioni, concussioni ed angherie dei dominatori spagnoli, occupati nella guerra sorta per la successione al ducato di Mantova. I contadini dopo aver consumati fino i più vili e sozzi alimenti1, morivano di stento ne'loro vuoti abituri, o cadevano stremi di forze su quelle zolle, che spesso avevano irrorato de'loro sudori: o pure a torme venivano alla città sperando che coloro che ivi sogliono gavazzare nell'abondanza, frutto di loro fatiche, dovessero pure sentire compassione de'loro non degni patimenti. Questa numerosa turba, che si aumentava ogni dì più, di persone affievolite, sofferenti e cascanti per l'inedia, vagante per le contrade e ben lontana dal trovare i soccorsi imaginatisi porgeva di sè doloroso e tristo spettacolo; e per il lezzo che spargeva e le frequenti e sùbite morti incuteva ne'cittadini un ragionevole timore, che potesse dar origine a malatie esiziali. È noto che si stimò poter rimediare a'loro patimenti, e smorbare insieme la città dalla puzza che vi difundevano, co'l rinchiuderli nel Lazzareto. Ma convien saper eziandio che Tadino e Senatore Settala s'opposero gagliar-

    hominum studio et avaritia, quorundam presertim, qui monopoliis, extractionibus miserrimam ejus (Mediolani) faciem reddidere, ut neque pæcunia sufficiens esset comparandis panibus pro victu quotidiano: vivebatur in urbe invectitio, incerto ad pessimo frumento corrupto». Cito volentieri questa cronaca pochissimo conosciuta, perchè può spargere molta luce su'i casi di quel tempo.

  1. Il precitato Visconti dice: «multitudo, quæ per hyemem solis radicibus ac herbis depasta est: ... furfur illis cibus electus erat: quidquid in urbe furfuris, cujusque generis etiam milii, collectum est, in status villas et pagos comportatum est ... cortex nucum arborumque clibano exsiccabantur, in pulveremque redactus, pulmentis deserviebat» pag. 495.