Ove natura ha faccia d’egoista.
Sopra una rupe torreggiante asceso,
Cogli occhi Ubaldo iaterrogava i tetti 475D’Usda, cercando la magion diletta;
E nella foga del sentire, questi
D’inceso spirto formulava errori;
Un Cherubino scenderebbe invano
Se qui visibilmente anco m’aprisse 480I celesti palagi; il cielo mio
È il nido santo della mia fanciulla.
Mentre di pronti entusiasmi vinto
Empìa di baci ove il pensier posava
E sclamava sommesso: Angelo mio... 485Ecco un Angelo morto, Capitano,
Grida un sargente che veniva terso
Il muto corpo portando d’Ersilia,
E lievemente resupina in terra