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Il giovin Corso che del sol d’Italia
S’avea la fiamma nelle vene, i grandi
Occhi posando sul viso d’Ersilia
50Ritrarli non potea, nè li ritrasse
Che tutti pieni del celeste influvio;
Quella testa di vergine nei sommi
Dell’ardente Cirneo midolli s’era
Effigïata come in marmo salda:
55Figlio di guerra, ovunque il piè volgesse,
L’immaginazïon ape indefessa
Non si partiva dall’amato fiore:
Egli amava d’amor; la lontananza
L’assettava vie più della fanciulla.
60Quindi Usda spesso il rivedea le piene
D’estasi e di speranza aure nel grembo
Spirar dei suoi giardini. E il giorno venne
Ch’ei di più lunghi congedi allegrato