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della madre anche. Si avvicinò a quest’ultimo. Era un pastello di graziosa fattura, a due sole tinte. La posa della testa, un po’ china, non lasciava scorgere gli occhi e la mancanza dello sguardo materno le fu in quell’istante così dolorosa, che ne ebbe uno schianto al cuore. Si accusò di non ricordare gli occhi di sua madre. Fece sforzi crudeli per frangere il velo dei dieci anni che la separavano da lei. Invano. Sempre la stessa figura alta, evanescente; il volto scolorito, il sorriso senza luce, l’abito grigio colle trine bianche. Null’altro.....

Mosse alcuni passi, girando dietro la scrivania di suo padre, affacciandosi alla soglia del terrazzo dove tutta la glicine piangeva irrorata di pioggia novella e ritornò presso lo stipo, pensosa. Di chi era, ora, quella lettera? Chi aveva il diritto di aprirla? E perchè nessuno lo aveva fatto prima? Chi l’aveva messa nello stipo?


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