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Anna trasalì. Come non si intendevano! In qual modo si colmerebbe l’abisso? E la prese, come già altre volte, un terrore del vuoto che stava fra loro due, che sembrava scavarsi sempre più profondo, pari a un profondo burrone nelle cui viscere di sasso si ripercotesse il cadere gelido di poche goccie d’acqua. Teneva ancora gli occhi bassi, ma pur senza guardare la sorella sentiva svolgersi dalla sua forma indistinta una segreta repulsione e vedeva, senza guardarlo, quel lobulo dell’orecchio grasso e pieno che la turbava.
Elvira — (pronunciò le sillabe a stento) — mia cara Elvira — (ora si sentì un po’ sollevata) — se comprimiamo questo germoglio di glicine, così, sotto il pugno, e ve lo teniamo stretto lasciandogli mancare luce ed aria finché secco e morto ci cada di mano, potremo noi valutare giustamente la sua forza e predire come si sarebbe sviluppato in condizioni normali?