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terrompevano con una larga volata di imposte dipinte a nastri azzurri, a ghirlande di fiori sospese fra stipiti dorati, cui sovrastavano alcune pitture a tempera di soggetto ridente. Ogni posto, ogni cantuccio raccontava una storia. Vecchi e bambini avevano pianto e avevano riso, avevano amato, gioito, sofferto, pensato, sognato, nella casa tranquilla, nelle signorili stanze ampie, illuminate, dove il riflesso dei giardini sottostanti faceva salire una gradazione delicata di verde che smorzava l’eccesso della luce. La felicità — una felicità alta e severa fatta di pensiero — palpitava in ogni linea, in ogni profilo; era così profondamente radicata nella casa benedetta che osava sprigionarsi anche dalla grevezza del lutto. Anna non vedeva nè la giornata grigia, nè la camera deserta, nè il posto vuoto. Nella sua anima ardente la vita era eterna.

Giaceva sulla scrivania di suo padre un