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tile, portico, terrazzo, tutto affondava nel tenue mistero. Ma nella camera dove Gentile Lamberti era morto il dolore si era veramente rifugiato più muto, più profondo, non larva simbolo, ma persona viva.

In quella camera così piena ancora di lui, delle sue abitudini, delle sue memorie, Anna, la maggiore figlia, veniva come ad un tempio — sentendo del tempio la grandezza e la soavità insieme — consolandosi in ciò che per molti è strazio insopportabile: la rievocazione. Ella non comprendeva affatto i conforti che le andavano susurrando, per la maggior parte appoggiati sull’azione dei tempo che doveva guarire la sua ferita, che gliela farebbero quasi dimenticare. Non voleva dimenticare. Al contrario, se vi era pensiero dolce per lei in fondo al suo dolore era appunto la sicurezza del ricordo perenne, di un legame ininterrotto collo spirito di colui che ella sentiva ancora vibrare intensamente den-