poi tendeva dei fili di ferro affinchè la glicine che cadeva abbondantissima dal terrazzo non andasse dispersa; egli la obbligava a vestire il muro nel posto lasciato libero dal fico. Una ventina di vasi schierati in bell’ordine e sempre in un dato modo, dovevano completare l’assetto estivo del cortile. Il buon uomo vi seminava invariabilmente del basilico e delle violacciocche. Più tardi, quando il sollione di luglio e di agosto sferzava le pianticelle, egli le raccoglieva durante le ore calde sotto il portico, e il ripetersi metodico di tutte queste occupazioni, lo scrupolo di conservare ogni cosa nello stato e nella forma abituale, dava luogo a un ordine monastico in perfetta armonia coll’ambiente. Siccome poi il portinaio era solo, nessuna ciancia di donna, nessun vociare di bimbo rompevano l’alta quiete del cortile. Era così che l’erba cresceva in mezzo ai sassi immacolata, che il fico conservava i suoi frutti fino all’estrema matu-