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che sembrava toglierli dai secolari riposi e infondere un palpito ad ogni frammento di granito, ad ogni evanescente profilo. Egli non sapeva nulla della storia di quel tempio e di quel cortile, nè che fossero considerati come opera d’arte, nè che i forestieri accorressero a visitarli. L’eroica figura del vescovo Ambrogio che egli non aveva ancora studiata nei suoi corsi ginnasiali non gli suggeriva nulla davanti a quel monumento della di lui grandezza: ignorava che orde di popolo acclamante avessero invaso gli intercolonni quando gli Imperatori venivano a farsi cingere dall’arcivescovo la corona ferrea e che la voce popolare riguardasse la porta maggiore del tempio come la stessa da Ambrogio chiusa in faccia a Teodosio. Nulla sapeva di quanto l’arida dottrina insegna; ma egli udiva la voce delle pietre, egli vedeva trasudare dai marmi le lagrime di dolori passati rinnovati sempre, egli sentiva palpitare silenziosamente