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— Sorella mia! — disse prendendo una mano di Anna con tale rispettosa dolcezza che parve a lei si compisse un rito solenne. Ella assentì, religiosamente, voltata ancora la testa a guardare l'orizzonte in modo che Flavio ne scorgeva la linea del profilo purissima sullo sfondo del cielo, rinnovantegli la sensazione di ansia dolce e tormentosa, come di bene inafferrabile, che aveva provato tante volte accanto a quella donna.

Poi Anna si chinò sul muricciolo del terrazzo dove un piccolo fiore spuntava tra le connessure delle pietre e spingendosi nel vuoto tentava afferrarlo.

— Che fa? — disse Flavio con impeto, ritraendola dal pericolo. — Vede bene che non si può.

— È vero — soggiunse Anna a voce bassissima — non si può.

I loro occhi tornarono ad incontrarsi profondi ed acuti. L'ineluttabile destino che li