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casa, avevano lasciato un soffio quasi impercettibile di operosità onesta e serena che sembrava cingere di una perenne vigilanza i vasti armadi di legno d'acero addossati alle pareti; e brevi orme di bambini narravano pure i giuochi dell'infanzia, le rincorse, i fuggi fuggi accompagnati da strilli e da celie, quando la vita è così lieta nell'età beata che ignora. Ecco le sale, ecco il tinello, ritrovo abituale della famiglia.
Il piano, grandissimo e chiuso, appare come una macchia nera nei riflessi cupi del mogano. Tutto ingiro le poltrone memori, il tavolino amico, le ceramiche dai suoi colori, l'acqua degli specchi rompenti il fondo cupo delle pareti con visioni di stagni fantastici dove i mobili vengono riflessi in forme strane e nuove, diffondono la sensazione di una vita arcanamente sorta nelle ore sacre al mistero, quando attorno ai vivi addormentati vagolano le ombre di coloro che furono,