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persistenza nel figurarsi la morte di Elvira; nel pensare che l'aveva avuta sempre presente, che le era in certi istanti sembrata quasi necessaria, e in fondo a quel continuo dubbio vide una tentazione mostruosa.
Dormire in tale stato non era più possibile. Accese il lume, scese dal letto, si coprì appena con una vestaglia leggera e lasciando il lume in camera propria entrò in quella di Elvira rischiarata da una fioca lampada. Le sue sottili pianelle non producevano alcun rumore ed ella camminava così leggermente, movendo a guisa di stelo l'esile persona, che il suo passaggio non spostò neppure una particella d'aria. Solo quando fu presso al letto di Elvira la suora che teneva le palpebre chine sul rosario le sollevò con lentezza mormorando:
— Riposa ancora.
Anna fece scorrere le dita sulla fronte della sorella. La suora disse: