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Quella sera, dopo la sentenza del medico, Flavio indugiava più che mai ad accomiatarsi. Poche ore ancora di angoscia, di aspettativa, e quelle ore doveva passarle solo, nella sua camera, lassù al secondo piano dove tante notti egli aveva già vegliato spasimando.

— Se rimanessi qui... con lei? — aveva detto ad Anna.

Ma prima ancora che Anna rispondesse comprendeva la necessità di lasciarle qualche ora di riposo.

Lui partito, Anna si soffermò alcuni istanti nella camera dell'inferma per prendere gli ultimi accordi colla suora di guardia. Elvira dormiva, tranquilla, colle lunghe treccie sciolte sul guanciale, le braccia fuori della coltre, velate appena dalla tela sottile della camicia da notte che si arrestava passato il gomito con una arricciatura di trine. Non era più il braccio rigoglioso che sfuggendo al guanto sembrava sfidare la luce nella procace sicu-