Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 228 — |
Flavio rise ancora senza rispondere. Cingeva entrambi una zona luminosa, calda di invisibili correnti, dove sbocciavano le loro tenere giovinezze come fiori che il sole ha raggiunti. Anna pensò che riso e parole si riferivano senza dubbio a qualche loro precedente discorso e fu presa da un sentimento penoso di umiliazione che la ripiombò nel silenzio. Ella sentì in quel momento l'amarezza della vita che passava.
· | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · |
La folla riversandosi ora nel piccolo giardino li fece fuggire. Elvira dimenticò ancora il suo guanto e intanto che Flavio tornava indietro a prenderlo Anna disse con una certa impazienza:
— Ma dovresti rimetterlo una buona volta!
Dolcilmente Elvira ubbidì, infilando i diti del guanto ad uno ad uno, finchè rimase il solo pollice che fece sparire con un movimento rapido spingendo il braccio in avanti