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Il signor Pompeo sospese di parlare per gettare un'occhiatina di sbieco sopra alcuni foglietti che l'altro s'era levati di tasca e che stava riempiendo di note. Il signor Pompeo lo conosceva benissimo, perché era stato suo scolaro e lo aveva bocciato parecchie volte, ma ora essendosi messo a fare il critico d'arte gli incuteva una specie di soggezione, dietro la quale stava pure l'ansia di vedersi quando che sia citato su per le gazzette. Non che la cosa gli dispiacesse, tutt'altro, ma capiva l'importanza del momento e la necessità di posare bene. Con una mano nello sparato dell'abito, pendente l'altra con nobile negligenza lungo il fianco, il signor Pompeo pensava: «Anche questo l'ho formato io. Chi sa mai che portato in alto dalla capricciosa fortuna non riesca ad avere il suo quarto d'ora di celebrità; allora deve necessariamente ricordarsi di me. Purchè sia riuscito a purgarsi dei neologismi!»