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adagiavano uniformi e Flavio era il rampollo nuovo, l’innesto felice di una linfa ricca di forze. Dal cuore della casa, dall’appartamento dei Lamberti, il suo trionfo si spandeva colla sonorità argentina di un riso di bimbo. Sembrava che il terrazzo lo accogliesse conducendolo lontano su per i rami della glicine fino alla finestra del signor Pompeo, il quale oramai non parlava più del giovine parente senza raschiarsi in gola con molta prosopopea avviluppando ogni parola in una nebulosa di se di ma; fino al piccolo balcone dove il vecchio scettico terminava i suoi giorni in una gloria di sole e di fiori; fino al portinaio, muto filosofo suggestionato — intanto che trasportava i vasi dal cortile al portico e dal portico al cortile — dalla rinomanza onde stava per crescere alla casa il tradizionale lustro severo, protetta come era contro ogni volgarità dalla zona verde degli orti che difendeva la sua nobile solitudine, lasciando giun-