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sa sprigionare dalla rozza materia quando l’artista è riuscito a stringere nelle sue mani un cuore.

— È troppo — sospirò Anna afferrata improvvisamente da un senso arcano di paura, sentendo una lama diaccia nel filo delle reni e un fluttuare di veli dentro gli occhi.

Flavio la sorresse fino al divano - il piccolo divano fra le due finestre - e le stette in piedi davanti, palpitante, muto. Nulla li avvinceva come questi silenzi in cui le loro anime si stringevano al di là di ogni possibile amplesso.

Un raggio di sole batteva sulla fronte di Anna. Egli si accostò ad una finestra per abbassare la tenda e intanto vide Elvira che passeggiava sul terrazzo. L’abito chiaro la faceva apparire più alta, più complessa. Sul terrazzo quasi nudo, in mezzo ai rami della glicine che incominciavano appena a germogliare ella emergeva, simbolo vivo della pri-