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sione che egli si sentì venire le lagrime agli occhi. La medesima malinconia che lo aveva assalito quel mattino, vedendo dalla finestra la sfiorente bellezza della sua amica, gli dava anche allora un tormentoso ardore di bene vicino e inafferrabile. Avrebbe voluto gettarsi a’ suoi ginocchi, baciarle le mani, piangere disperatamente per un dolore che non conosceva ancora, ma che presentiva nella sua sensibilità acuta di nevrastenico. Entrambi, senza dire più nulla, tornarono a figgere gli occhi nel quadro dove la suggestione, che colpiva fin dal primo sguardo, si faceva sempre più intensa all’esame. Quell’adolescente che in una camera buia aspetta mentre presta l’orecchio a un fruscio che lui solo ode, mentre spalanca le pupille sui bagliori della luce che si avvicina e il silenzio e l’indifferenza che lo circondano, mentre nell’espressione del suo volto fremono tutte le impazienze della vita, rispondeva bene al grido trionfante che l’arte