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preconcetti. La tela, di proporzioni singolarmente armoniche, rappresentava una camera buia dove un giovinetto protendendosi da un seggiolone di convalescente con un palpito che dava espressione a tutto il suo corpo, ascoltava. Dall’uscio spalancato si vedeva il lume di una candela che una persona, avvicinandosi, teneva in mano e l’oscillazione della fiamma dava veramente l’impressione del moto, così che l’ansia del giovinetto si comunicava allo spettatore, costringendolo a fissare quasi con uguale intensità di attesa l’orlo pressochè invisibile di un velo bianco sul limitare dell’uscio. Questa composizione idealista rappresentata con un verismo umano ed appassionato portava per titolo: Viene!

Elvira fu la prima a parlare. Ella si rivolse gentilmente a Flavio e con una voce che, pur non riuscendo a dissimulare una certa sorpresa, appariva sincera, disse:

— Ma bello, bello.