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come quando un’opera sta per uscire dai misteri del nulla, si imponeva alla sua coscienza vigile. Se egli considerava l’opera nel riflesso del fuoco interno che l’aveva concepita, la vedeva rifulgere della più vivida luce. Ma corrispondeva la forma al concetto? Le ore lente del lavoro avevano plasmato in una veste incorruttibile l’istante fulmineo della visione? Le linee, i colori che gli stavano davanti, erano veramente le linee e i colori da lui intravveduti prima che un’asta di legno irrigidisse le sue dita nella difficoltà della formazione? prima che il colore uscito dalle storte di un chimico materializzasse in un piano uniforme gli ondeggianti fantasmi della sua immaginazione? Era egli, come tanti altri, il poeta soave ed infecondo che sogna ma che non crea? od era — ciò che solamente voleva essere — il virile poeta dalla mente lucida come cristallo, dai polsi fermi, d’acciaio?
Flavio non diede a se stesso una risposta