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Egli rimase ancora per un po’ di tempo immobile al davanzale. L’apparizione della sua protettrice, benchè rapida, gli aveva suscitato una specie di tenerezza malinconica. Anna non gli era mai sembrata così pallida e un po’ patita come in quel mattino acerbo di primavera, nella luce intensa del cielo e dell’aria, nel trionfo prepotente di un vigore che fugava tutte le ombre e cresceva la tonalità dei colori rendendoli quasi stridenti. Sì, doveva essere quell’orgia di turchino e di giallo che faceva apparir cereo il bel volto, sottolineando la leggiera emaciatura delle guancie. Tuttavia questa impressione non era isolata: qualche cosa di stanco interrompeva l’armonia generale della figura che egli aveva conosciuta fiera e quasi rigida, e che ora sembrava cedere ad un inesplicabile languore. Flavio si domandò quanti anni ella poteva avere. Non era più un fanciullo, lui. Conosceva la vita, aveva letto, aveva osservato. Per la prima