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che se le sente penetrare nelle carni e nel sangue a guisa di nobile sperone! Nella serena cornice della sua finestra, dinanzi agli orti sboccianti, l’epigrafe della antica meridiana perdeva il suo carattere monastico per vestire una forza nuova di conquiste, di audaci tenzoni a cui la stagione prestava intime essenze eccitanti che Flavio respirava nell’aria come fumo di prossime battaglie. L’ora del tempo e l’ora della vita si univano insieme per renderlo felice. Egli gustava questa profonda ebbrezza di sentirsi giovane in un mattino di primavera.

Improvvisamente una rondine attraversò lo spazio: era la prima rondine dell’anno. L’agile forma bruna dopo di avere punteggiato per un istante l’azzurro del cielo, sparì.

Una folata di vento passò ratta. Essa portava in grembo pollini di fiore, pelurie di nido, fiocchi indistinti caduti da ali invisibili e profumi teneri di foglie non odoranti ancora che di freschezza.