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smorta, muta, coloriva dolcemente le cose. Se nel centro della città l’andirivieni affrettato della folla e le mostre appariscenti dei negozi rompevano la gamma monotona del grigio, nei quartieri deserti, giù per i navigli, la sinfonia del colore neutro si sbizzarriva sui lunghi muri degli orti e dei conventi, al di sopra dei quali alcuni radi ciuffi di platano e di castagno rameggiavano flosci, tinti di un giallo moribondo.
In una via fra le più antiche dell’antica città saliva rasentando il muro, con passo fra timido e pauroso, un fanciullo: ma forse non tanto fanciullo come poteva sembrare a primo aspetto con quelle membra gracili strette in abiti rattrappiti, col viso pallido e sofferente delle giovani creature in cui la sensibilità sovrabbonda. Tra lui e l’ambiente e il cielo non ancora completamente snebbiato correva un intimo accordo di malinconia rassegnata, piuttosto sognante che dolorosa, piuttosto organica che dipendente da circostanze esterne.