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Ma l’attimo volava. Le cose esterne cambiavano già: lo sguardo di Flavio, il suo gesto, seguivano la nuova attitudine del suo silenzio: l’aria intorno aveva trasmesso a distanze indefinite l’onda sonora della sua voce; le parole calde e vibranti non erano più, il pensiero stesso si era già trasformato.

— Ancora! — supplicò Anna.

E Flavio continuò:

— Forse ella era con me fin da quando, adolescente, entravo nelle chiese a imbevermi della dolcezza spirituale dei dipinti antichi visti nella trasparenza colorata delle ogive; sopratutto in certe giornate d’autunno intense di passione o nei mattini teneri di primavera, quando le madonne irradiate improvvisamente nel fondo delle cappelle sembrano sorridere colla loro grazia ingenua di vergini. Molte volte, sgridato per le mie lunghe assenze, non osavo confessare di essere stato in chiesa; non avrebbero creduto; ma a lei, se me lo