Pagina:La vecchia casa - Neera, 1900.djvu/161


— 146 —


— Sì, sì, comprendo.

— Era un giorno tanto melanconico, pioveva; un lutto cittadino abbrunava quasi tutte le vie; sulla piazza, nei caffè, non si parlava che di morte; le Sibille del Duomo, quelle Sibille che nella snella e dignitosa persona somigliano a lei...

— Mi somigliano?

— Non lo sa? Davvero, le somigliano; ebbene, esse pure sembravano quel giorno addolorate. Probabilmente la tristezza stava in me; ma quand’è che possiamo staccarci così completamente da quanto ne circonda da poter dire che noi soli diamo il colore alle cose?... Entrai nella botteguccia di uno scodellaio che stava riproducendo certi puttini del Sodoma e mi venne la nostalgia dei secoli sereni dell’arte, quando Alighieri s’intratteneva a motteggiare con un umile intarsiatore di chitarre.

— Pensava a Belacqua?

— Sì, invidiandolo. L’artefice senese però