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Mi guardi, dove sono cambiato? Nel volto? Mi guardi bene, no. Nel cuore? No, no, no. Non lo vede che sono ancora il suo poverino?

Fu Anna questa volta che sorrise con una tenerezza che la scuoteva tutta e la faceva tremare.

— Mi chiami il suo poverino, mi faccia l’elemosina....

Anna gli pose una mano sulla bocca per farlo tacere ed egli vi impresse un bacio devoto.

Per qualche istante nessuno parlò. Si udivano dal salotto vicino i lievi rumori che Elvira faceva rimovendo le forbici, il ditale, i piccoli svariati oggetti del tavolino; fuori, sul terrazzo, qualche pigolìo di passero, qualche rapido sbatter d’ali; lontano la campanella del convento. Niente eltro.

— Non è orgoglio offeso, non è gelosia di gloria futura — dibatteva Anna fra sè — che sarà dunque?