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Le dolci parole fluttuarono nel breve spazio, molcendo il cuore di Anna come un’onda di lago che accarezza la riva.

— Non glie l’ho scritto che lei è la mia coscienza? Che cosa sarebbe stato di me, solo, senza consigli, senza aiuto, senza simpatie, solo per il mondo, per città straniere, tra gente ignota e indifferente?

— Aveva il suo sogno d’arte.

— No, avevo lei. Il sogno mi tormentava e la sua immagine, le sue parole, mi calmavano. Si ricorda una sera di primavera, oh! ero ancora quasi un fanciullo, sul terrazzo, in mezzo alle glicini? Ella mi disse che il mio dovere era di seguire la mia vocazione, contro tutti, a qualunque costo. Io credo bene di averla sempre amata... Scusi, non si offende vero?...ma da quella sera la venerai. Non si offende?... Se sapesse che cosa è lei per me!

Si fermò, quasi cercando una parola, dubbioso se fosse veramente la parola che egli voleva. Mormorò pianissimo: