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Anna lo scandagliava con un’ansia confusa e ardente di vergine casta, notando certi suoni speciali della voce che prima non aveva, certe pose che le erano ignote; e nell’esame lento e profondo si sentiva mordere al cuore da una inquietudine singolarissima, quasi un presagio, quasi una gelosia cieca e selvaggia di fatti sconosciuti, forse insussistenti, ma possibili e sopratutto inafferrabili.
— Come è mutato!
— Non molto, le assicuro — disse Flavio sorridendo, colla mano sollevata ad un vago accenno nel vuoto.
Anna seguì collo sguardo quella mano magra e nervosa che conosceva così bene; se la ricordò tinta d’inchiostro, screpolata dal freddo, convulsa sui doveri di scuola e sui pensi latini, timida e commossa sempre. Essa non aveva cambiato. Anna vi sentiva, come una volta, la potente attrazione, la magica attrazione che fa della fisionomia della