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la lettera non esisteva più e che tutto ciò che era già morto prima di essa — amore, illusioni, colpa — tornava a morire. Qualche cosa dell’orgoglio dei giustizieri sosteneva la sua mano tremante intanto che colle molle andava raccattando i più piccoli frammenti di carta mezzo bruciati per ricacciarli nel fuoco.

Ma Elvira? Questa era l’atroce realtà, la prova indistruttibile, l’onta fatta carne ed ossa, la straniera, la ladra!

Il furore la riprese, sordo, intenso. Scorgendosi improvvisamente nello specchio ebbe paura di se stessa, tanto il suo volto alterato conteneva di odio e di disperazione; e proprio in quel momento le sovvenne di un giorno in cui, dentro al medesimo specchio, ella si era guardata insieme al padre, sorridendo entrambi della grande somiglianza che avevano. Ad una evocazione così precisa provò come una fitta acutissima. Tutto il ricordo


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