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A me fanciulla, un candido
E trepido desire
Questi effigiò dolcissimo
Signor dell’avvenire,
Quando ne’ cieli il raggio
Di sua beltà vedea,
E tutta me pascea
Di quel divino error.
Sentìa che amore è il palpito
Dell’universo intero,
Misterïoso altero,
Croce e delizia al cor.
(resta concentrata un’istante, poi dice:)
Follie!.. follie!... delirio vano è questo!...
In quai sogni mi perdo,
Povera donna, sola
Abbandonata in questo
Popoloso deserto
Che appellano Parigi,
Che spero or più?.. che far degg’io!... gioire.
Di voluttà nei vortici finire.
Sempre libera degg’io
Trasvolar di gioia in gioia,
Perchè ignoto al viver mio
Nulla passi del piacer.
Nasca il giorno, il giorno muoja,
Sempre me la stessa trovi,
Le dolcezze a me rinnovi
Ma non muti il mio pensier. (entra a sinistra)
FINE DELL’ATTO PRIMO.