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Violetta                       Addio.
Alfredo                               Di più non bramo. (esce)


SCENA IV.


Violetta, e tutti gli altri che tornano dalla sala riscaldati dalle danze.


Tutti             Si ridesta in ciel l’aurora,
E n’è forza di partir;
Mercè a voi, gentil signora,
Di sì splendido gioir.
La città di feste è piena,
Volge il tempo dei piacer;
Nel riposo ancor la lena
Si ritempri per goder! (partono dalla destra)


SCENA V.


Violetta sola.


E strano!.. è strano!.. in core
Scolpiti ho quegli accenti!...
Sarìa per me sventura un serio amore?...
Che risolvi, o turbata anima mia?..
Null’uomo ancora t’accendeva... oh gioia
Ch’io non conobbi, essere amata amando!..
E sdegnarla poss’io
Per l’aride follie del viver mio?
Ah, forse è lui che l’anima
Solinga ne’ tumulti
Godea sovente pingere
De’ suoi colori occulti!..
Lui che modesto e vigile
All’egre soglie ascese,
E nuova febbre accese,
Destandomi all’amor.
A quell’amor ch’è palpito
Dell’universo intero,
Misterïoso, altero,
Croce e delizia al cor.