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mento così necessario che solo un'imposizione assoluta come quella che può essere fatta da chi ordina il lavoro può trattenere l'artista amante della propria arte dal ritoccare occorrendo qualche parte della propria opera.

Gli antichi, oltrecchè d'arte maestri altresì del rispetto e degli obblighi che impone l'arte, non si peritarono di addivenire al ritocco in queste condizioni, tanto più che il ritocco a tempera per la difficoltà di accesso ai luoghi altissimi dove di consueto si conducono tali dipinti offre garanzia di durabilità quanto l'affresco stesso. In ogni modo, dipendendo troppo la convenienza del ritocco dall'esito dell'affresco intrapreso, il ritocco non deve essere un sotterfugio dell'artista per apparire più abile di quello che effettivamente gli sia riescito in un dato affresco, nè una sorpresa per chi in buona fede credendo di possedere un affresco assolutamente immune da ritocco si dovesse poi trovare deluso.

Secondochè dunque il ritocco sia concesso all'artista o egli sia libero di farlo, il suo miglior esito sarà sempre dipendente dal rifuggire dalle tinte a corpo, sebbene la distanza le mascheri affatto. L'esperienza ha dimostrato che le velature sino a parecchi giorni dopo l'esecuzione del fresco, in condizioni favorevoli, dove cioè la mite temperatura contribuisca all'essiccare progressivo dell'intonaco e non a minacciare le muffe, conseguenza immancabile di una umidità troppo prolungata, le velature possono ancora fare corpo col dipinto apparentemente asciutto.

L'esercizio continuato e la speciale attitudine per un genere d'arte influiscono in modo straordinario sul carattere esteriore delle opere. Ed un divario immenso fra decorazioni minute od eseguite da un sistematico e paziente processo di invisibili pennellate, quali porterebbe il condensare in piccoli spazi gran numero di figure, deve correre