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damentali modalità del processo rimasero immutate quali sono ancora oggidì e quali le descrisse il Cennini nel citato Libro dell'arte, secondo le congetture del Milanesi, compilato verso il 1400.

Nei Veri precetti della pittura dell'Armenini, pubblicati in Ravenna nel 1587 ritroviamo quindi intatte le stesse pratiche che dal Cennini per tradizione scolastica risalivano a Giotto. L'arte aveva subite non poche evoluzioni di gusto dalle pitture delle arcate della Chiesa di San Francesco d'Assisi, che ricordano ancora la rigidezza bizantina, alle convulsive movenze di Daniele di Volterra — ma nella pittura a fresco è sempre la stessa scrupolosa attenzione che presiede tutti i preparativi del lavoro.


II.


Lo stesso Armenini trattando dei colori per l'affresco raccomanda che tutti si abbiano in sua specie per quanto si può belli, purissimi e scelti e con questo essergli intorno poi molto netto e delicato acciò si conservino schietti e distinti, imperocchè per ogni poca altra mistione che vi vada dentro, che le più volte è polvere con altri colori diversi, si turbano e se li leva gran parte della sua purezza e vivacità; e nell'usarli a fresco ci vuol pratica congiunta con diligenza. Ma nell'usarli a fresco tengasi a mente, come si è detto, il muro non brama altro colore che il naturale, che nasce dalla terra, che sono terre di più sorta di colori delle quali io credo che ne sia per ogni banda d'Italia abbastanza per essere conosciute — queste si macinano sottilmente con acqua pura eccettuandosi gli smalti con altri simili azzurri ».

Della calce preoccupazione costante del pittore d'affreschi, perchè oltre l'importanza che ha negli intonachi è pure l'u-