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questo nel bagnare l'intonaco di calce e sabbia già secco e dipingervi poi mentre era così bagnato coi colori diluiti in acqua di calce, metodo che sir Eastlake diceva in uso ancora in Italia e a Monaco, che si poteva lavare ed era resistente quanto l'affresco e riescire più acconcio dell'affresco stesso nelle ornative dove è malagevole seguire fra le connessure dell'intonaco il giro intricato degli ornamenti.

Così si avviava per gradi la pittura murale al più completo sviluppo dell'affresco, del quale fu pure una sosta lo strano metodo dei Giotteschi di abbozzare sull'arricciato l'intero disegno dell'opera anzichè sul secondo intonaco che doveva essere dipinto.

Si ritiene condotto il più antico buon fresco nel 1391 da Pietro d'Orvieto nel Camposanto di Pisa; nè l'usanza del prepararne il disegno sull'arricciato fu così presto abbandonata, tanta era la forza delle tradizioni scolastiche in quei tempi, e quanto dice il Vasari, nella vita di Simone e Lippo Memmi, di un fresco non finito di Lippo, che, in Assisi, mostrava il contorno segnato di rossaccio col pennello in sull'arricciato, ebbe poi a mostrarsi in guasti avvenuti nelle pitture del Camposanto di Pisa (quelle del portico settentrionale) di Benozzo, e in altre di Simone, di Laurati e di Spinello.

Nella Pisa illustrata nelle arti di A. da Morrona l'A. così descrive e commenta l'antico processo:

«Fa meraviglia come sotto l'intonaco nei pezzi scoperti dell'arricciato apparisca tutto il composto del quadro schizzato con pennello tinto di rosso; e ciò che in un tratto non si comprende si è il vedere i dintorni di sotto per lo più corrispondere con quei colorati eseguiti sopra un intonaco che tutto il lavoro sottoposto dovette oscurare.

« La ragione che porta il Vasari non è atta a persua-