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In Grecia alcuni frammenti di pittura murale tratti dagli scavi dell'isola di Thèra, mostrarono colori di una intensità ragguardevole al momento della scoperta, ma che il contatto dell'aria fece subito scomparire; però in una casa si rilevò che la preparazione del muro fu iniziata con stucco di terra battuta, coperto di calce pura, sul quale si scorgevano le leggère linee tracciate a punta che servirono a limitare il campo dei colori e presumibilmente il lavoro possibile in una giornata1. L'esame di frammenti di epoche posteriori affidati anche a scienziati illustri, come lo Chevreul, nulla aggiunse a questi dati, coi quali in genere si presentano le pitture murali più antiche, ond'è impossibile precisare il veicolo dei colori.

Le famose pitture del portico di Atene, detto il Pecile, pare non fossero una vera decorazione murale, ma un'accolta di tavole, a tempera o ad encausto, incastrate nel muro, se è vero quanto dice Plinio, che si dovesse a M. Ludio Elotta, pittore dei tempi di Augusto, il metodo di coprire interamente di pitture le pareti, onde per trovare avanzi completi di antiche pitture murali fa d'uopo trasportare l'attenzione sui dipinti di Pompei.

Interpellato Raffaello Mengs sulle pitture antiche dissotterrate nelle città di Pompei, Stabbia ed Ercolano, che egli aveva vedute varie volte, così concreta le sue osservazioni: « Queste pitture mi hanno messo in somma curiosità di sapere come fossero dipinte, cioè se a fresco, a guazzo, cioè con colla, oppure a tempera, che si fa coll'ovo: trovandole sempre meravigliose, in qualunque modo esse fossero fatte, mentre fra queste pitture se ne vedono diverse fatte con tale finitezza che parrebbe sorprendente si fos-

  1. Girard, op. cit., pag. 95.