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48 gli elementi tecnici della pittura


Non è nuovo nell'arte lo scambio di alcune ragioni in. time dell’arte stessa che originarono divagazioni tecniche, ma non oltrepassando l'argomento del comportarsi dei colori materiali, nei loro rapporti colle superfice d’appoggio e intermediari di solubilità, coesione e durevolezza, riesce inconcepibile come mai ricercandosi un processo di dipingere che si faceva risaltare per le sue proprietà di resistenza agli effetti del tempo, fosse poi questa dimenticata negli ingredienti che dovevano comporre la pittura encausta e specialmente nella sua vernice finale, che non si sapeva imaginare composta altrimenti che di pura cera, quasi che nel secolo XVIII non si sapesse dell’ ingiallimento della cera, della sua perpetua mobilità alle menome differenze di temperatura, la nessuna resistenza agli attriti, l'opacità e la polvere continua che trattiene su tutto ciò dov'è distesa, ond'è l’ultima sostanza cui pensare per la protezione di un dipinto.

Ciò induce a credere che ritenendosi a cera le pitture pompeiane e di Roma, che pel loro stato di conservazione mostrano di avere potuto superare tutte le accidentalità di una vita quasi millenaria, si accordasse così, senz’altra indagine, alla cera quei requisiti di rendere inalterabili i colori che altrimenti bisognava procacciarle.

Una testimonianza esplicita di questo preconcetto è offerta dal Fabbroni nella memoria citata, giacché nella deduzione che egli fa di un solvente che scompare senza lasciare traccia di sé, come la nafta; e nel ritenere questo liquido il migliore veicolo per l'impiego dei colori a base di cera, senza intervento di alcun'altra sostanza adatta ad aggiungere solidità e resistenza alle mille cause che intaccano una superfice colorata, dimostra a pieno l'assenza del dubbio sulle proprietà intrinseche della cera medesima o la dimenticanza di occuparsene: sempre però dipendente-