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l'encausto 47

carbonato di potassa nei vecchi ricettari: Cardonas (sub) potassae, Carbonas potassae, Dentocarabonas potassi, Sal absynthit, Sal fixum absinthi, Sal tartari, Tartarus mephiticus, Mephîtis potassae, Alkaest Vanktelmonti, Nitrum fixrum per carbones, Nitrum firum per se, Nitrum alcalinum, Alcali firum vegetabile acreatum, Tartarinum, Lixiva, Lixivium, Potassa carbonica, sino alle più recenti di olio di tartaro ed acquetta Lechi dei restauratori, le disillusioni del Requeno fanno sorridere, ma tutta la cerografia zoppica di tal passo, onde non è a meravigliarsi se anche l’ultima trovata dell’ abate Requeno di mescolare la cera con resina e colore fu soggetto di critiche. La sua composizione, due parti di cera e cinque di mastice o pece greca, oppure tanta cera quanto mastice e colore sufficiente per poterle impastare, non attecchì più degli altri encausti a base di saponi e di oli essenziali, e l’'erudito abate sarebbe stato assai mortificato se avesse saputo che a non tanto tempo da lui si sarebbe impiegato il suo composto pel restauro... degli affreschi!

Non è qui il luogo per indagare se l'ammirazione accordata alla pittura ritenuta ad encausto dei dipinti di Roma e Pompei, anziché una preoccupazione tecnica derivata dagli inconvenienti della pittura ad olio, non fosse uno dei sintomi precursori dell'imminente neo-classicismo, un’inconscia tendenza a prepararsi il materiale per seguire l’oggettività pittorica di un’altra epoca così come presentemente, fraintendendosi i caratteri esteriori delle tempere dei quattrocentisti, la cui chiarezza non è effetto del processo a tempera, ma deriva da una giustezza maggiore d’osservazione del vero, è data la stura a cento invenzioni di tempere impraticabili, e si attribuisce a difetto intrinseco della pittura ad olio la prevalenza di alcune tinte decorative dei pittori del secolo XVI e la ristrettiva ricerca di luminosità dei tenebristi.