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l'encausto 45

come per dare la meritata lode ai loro talenti, li chiamai, dissi, acciocché attentamente osservassero, quanto io era nuovamente per eseguire; dopo avere dunque uno di loro letto meco l'articolo « encaustique » dell’ Enciclopedia, e con singolar attenzione il tratto del terzo premiato metodo, del quale feci io un transunto: avendolo io in mano a fine di notare se mancava in qualche picciola circostanza; tornai sotto i loro occhi e col loro ajuto a replicare tutte le operazioni; ed essi pure trovarono la cera raffreddata tanto lontana dal diventare solubile che l’uno degli assistenti amici disse, maneggiandola certo con la spatola, che gli pareva più consistente di prima. Onde conchiusi che l’estensore dell’articolo non aveva data notizia di tutte le circostanze, da riuscire nello scioglimento della cera ».

Però l'ostacolo insuperabile che incontrò nello sciogliere la cera col sal tartaro di M. Bachellière è vinto, senza avvertirlo, da lui stesso in un tentativo che descrive in tal modo: « Disperato di non avere trovata veritiera l'Enciclopedia, senza badare per allora alla verità dell’encausto, mi posi a pensare una nuova maniera di sciogliere le cere e da renderle atte alle operazioni del pennello; e subito mi venne alla mente che il sapone bianco e comune era capace di fare migliore effetto che il sale di tartaro: feci infatti la prova ed essa mi riescì a meraviglia. Scaldai entro un pignattino un poco d’acqua naturale, entro la quale gettai tre parti di sapone e una di cera bianca: mischiai la cera col sapone diguazzandola con un bastoncino senza interruzione e trattenendola al fuoco fino al bollore: la ritirai schiumosa, e gonfia; e dopo che fu questa massa bianca raffreddata restò la cera come una vera saponata; onde può stemperarsi nell'acqua fresca e naturale: e mischiarsi con tutti i colori. Io in tela bianca dipinsi un San Francesco di Sales d'un braccio d'altezza. Terminata e asciutta che