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38 gli elementi tecnici della pittura


Che questo processo di pittura si debba ritenere più antico dei Greci e dei Romani si dimostrò esaurientemente dal Fabbroni1, nella pubblica adunanza della R. Accademia Economica di Firenze delli 10 Febbraio 1794, illustrando la pittura ad encausto di un frammento di bende e tuniche di una mummia, del grandioso Museo Egizio della stessa città, opinione sostenuta anche dalle prove evidenti di residui di cera colorata, che ancora si scorgono nelle figure incise di alcuni sarcofaghi in granito e legno posseduti dal Museo Egizio del Louvre.

Le traccie di cera rilevate su antiche pitture sono innumerevoli tanto da far ritenere, come osserva il Girard, che l’encausto abbia durato quanto il mondo antico e sopravissutogli anche, estendendosi dappertutto.

In una tomba gallo-romana, scoperta a Saint-Médard des Prés, in Vandea, si è trovato un bagaglio completo da pittore ad encausto, composto fra gli altri oggetti di una scatola di bronzo a guisa di tavolozza, e di una spatola, la cui forma ricorda quella del cestrum, istrumento caratteristico della pittura a cera.

Ma di questa pittura singolare che si vuole impartisse ai colori una trasparenza e intensità inaccessibile alla pittura ad olio ed a fresco non rimangono che reliquie rarissime ed incerte.

La « Musa di Cortona » dipinta sull’ardesia, delle dimensioni di appena centimetri 38 e mezzo di altezza e centimetri 33 di larghezza, non offre di questo processo di colorire un esemplare sicuro, dubitandosi persino che potesse essere opera del 1500, ed i ritratti raccolti dal medio

  1. Fabbroni, Antichità, vantaggi e metodo della pittura encausta. Roma, 1797.