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30 gli elementi tecnici della pittura

todicamente con tinte sempre prive di qualsiasi modellatura, carattere questo, come è noto, comune a tutta l’arte primitiva orientale e dei Greci.

I colori adoperati dagli Egiziani furono analizzati tanto allo stato naturale, in cui si rinvennero entro molte tombe, quanto sulle varie pitture stesse.

Il Museo archeologico di Firenze possiede alcuni campioni di colori portati dall’Egitto dal Rosellini, fra i quali sono resine colorate, due terre gialle, due terre rosse, due bruni ed un nero; notevoli questi due bruni ed il nero per essere resistenti al fuoco, a quanto assicurano Henry Cros e Charles Henry1.

Ma l’esame più particolareggiato dei colori adoperati dagli antichi pittori egiziani è quello eseguito dal Mérimée sulle pitture e gli oggetti dipinti della celebre collezione Passalacqua2.

In tutta la collezione egli non potè rintracciare che del giallo, del rosso, dell’azzurro, del bruno, del bianco, del nero e del verde.

Del giallo trovò due qualità più frequentemente adoperate, l’una un giallo chiaro che ritiene semplicemente un’ocria comune dappertutto dove si trovano miniere di ferro, e l’altro più brillante e più chiaro che gli parve un solfuro d’arsenico (orpimento), senza escludere che potesse trattarsi anche di un composto del genere del giallo di Napoli.

Il rosso ritiene per la massima parte della terra rossa naturale, lo stesso rosso che si ottiene calcinando l’ocria

  1. Henry Cros et Chartres Henry, L’Encaustique et les autres procédés de peinture chez les anciens. J. Rouam, Paris, 1884, pag. 118.
  2. Rirrault, Vergnaud et M..., Nouveau manuel du Peintre, etc. Enciclopédie Roret, pag. 92, Paris, 1843.